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MONTAGNE RUSSE  
MONTAGNE RUSSE
La costruzione drammaturgica di Montagne russe (il cui debutto, nel 2004, è stato segnato dall’interpretazione di Alain Delon e Astrid Veillon) vive su una tensione dialogica fortissima e a tratti esilarante nello svelare le piccole maschere che ciascun individuo si costruisce per ottenere una compensazione alla propria solitudine, o anche solo alla percezione del tempo che passa, da sempre oggetto di conflitto per l’essere umano e sempre di più in una società votata all’efficienza e alla competitività.  La dinamica implacabile che, per tutto l’arco del testo, impronta il rapporto tra i due personaggi – portati in scena da Antonio Rosti e Rossella Rapisarda – viene ribaltata nel finale, in cui si svela il segreto che lega i due protagonisti. La regia di Fabrizio Visconti gioca sapientemente sul doppio livello drammaturgico, brillante in superficie e drammatico nel sottotesto, alternando registri diversi di messinscena e seminando lungo il percorso indizi mai svelati della grande svolta che attende lo spettatore nel finale dell’opera.