> Home Page

Calendario Eventi

SUOCERI SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI
SUOCERI SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI

"Papà, mamma, io mi sposo!": poche parole che sconvolgono l´equilibrio di un tranquillo nucleo familiare e innescano un esilarante conto alla rovescia verso il matrimonio. I due promessi sposi lotteranno fino all´ultimo per arrivare al lieto fine a, a complicare le cose, c´è il fatto che i futuri consuoceri, vicini di casa, si odiano sinceramente.

leggi
MEDEA
MEDEA

Lo spettacolo ha debuttato il 22 maggio 2010 al Festival dei Due Mari di Tindari   Personaggi e interpreti   Medea             Pamela Villoresi Giasone           David Sebasti Creonte           Renato Campese Egeo              Maurizio Panici Nutrice           Silvia Budri Da Maren Messaggero        Andrea Bacci Prima Corifea     Elena Sbardella   Medea ci riporta ¯ a partire dai tragici greci ¯ alle donne di oggi. Sono infatti le donne a mettere in discussione la vecchia cultura facendosi portatrici di un nuovo pensiero. Ed è proprio attraverso Medea (figura totalmente inedita e significativa) che Euripide pone all´interno delle rappresentazioni tragiche un elemento di assoluta modernità. Medea, infatti, è la prima donna a mettere in discussione i rapporti tra uomo e donna, evidenziando una situazione di forza, contestando l´esistente, aprendo un contenzioso e lasciando intravedere nuove possibilità. Medea è per questo uno dei più estremi e affascinanti personaggi della tragedia classica e moderna in quanto, prima fra tutte, non agisce spinta da un impulso erotico o sentimentale ma per rispondere ad una ingiustizia: "ecco Medea… ecco la sventura di una donna", dice di sé al termine di un lunghissimo e straziante monologo. Le modalità del suo atto trascendono ogni consuetudine. In Medea l´azione tragica coincide con la sua stessa rovina poiché, mentre punisce il padre dei suoi figli, colpisce con uguale violenza se stessa: pur riconoscendo l´impatto del suo agire, lo persegue con determinazione e lucida consapevolezza. Il conflitto per la prima volta in una tragedia non è fuori, ma dentro il personaggio, come risulta dal ruolo decisivo dei monologhi nello sviluppo della struttura drammaturgica.   Note di regia   C´è una definizione precisa della tragedia in un testo di Jean Anouilh, attraverso una immagine molto forte, che trovo assolutamente pertinente: il coro infatti dice "La molla è caricata. Non avrà che da scaricarsi da sola .. nella tragedia tutto è tranquillo si dà appena una spinta per metterla in moto, un nonnulla. Tutto qui. Dopo non c´è che da lasciarla fare…" Ecco, Medea è la molla caricata: la sua diversità, il suo essere esule in terra straniera, non più amata dall´uomo per il quale ha lasciato  la  casa  e gli affetti, sono ancora oggi come allo...

leggi
DADDY BLUES
DADDY BLUES

Dopo anni di battaglie e attese per poter adottare un bambino, Christine e Bernard Lapierre possono finalmente dirsi felici: l´irascibile signora Merrill, responsabile del servizio adozioni, confida loro che il bambino arriva oggi! …ma proprio lo stesso giorno Christine ha deciso di lasciare Bernard. Con il cugino architetto Antoine, Benard cerca di mettere a punto gli ultimi dettagli del loro nuovo progetto. Impresa non facile perché Bernard non riesce a concentrarsi a causa della signora Merril: è lei che deve portargli in giornata il bambino che sta aspettando da ben quattro anni. Tutto è pronto per accogliere il piccolo Sébastien: il lettino, lo scaldabiberon, l´orsetto di peluche… manca solo la mamma adottiva, Christine! Adesso ci vogliono assolutamente due genitori perché la signora Merrill affidi a Bernard il bambino. Per non perdere Sébastien e gettare all´aria quattro anni d´attesa, il novello padre dovrà assolutamente trovare al più presto una soluzione. Pronto a tutto per raggiungere il suo scopo, l´uomo si destreggia in una menzogna dopo l´altra, fino a far passare la sua segretaria Lou per la moglie, davanti agli occhi stupiti di un importante cliente dello studio. La situazione degenera e tutti i personaggi coinvolti sembrano colti da una follia generalizzata, dove ciascuno a suo modo finisce col mettersi in ridicolo. "Daddy Blues si può considerare come un vero e proprio manifesto della commedia brillante intesa come genere: è un perfetto meccanismo da intrattenimento. Contiene tutti gli ingredienti che lo rendono leggero senza mai cadere nella banalità. Ci sono gli equivoci, gli scambi di ruolo, i sentimenti profondi, le esigenze e le virtù degli esseri umani, il tutto perfettamente miscelato in un equilibrio che consente allo spettatore di restare attaccato alla storia che viene raccontata. Una storia di paternità desiderata, di costume e di regole sociali da rispettare e ogni volta con sorpresa da capovolgere. Di mogli che promettono maternità ma che scappano al primo incontro con la realtà. Di segretarie innamorate che cercano di diventare mogli e poi mamme. Di uomini che smettono di amare le donne per innamorarsi di altri uomini ed imitare in un paradosso di equivoci le madri mancate. Si racconta di un architetto (Marco Columbro) che decide di adottare un bambino, un orfano che arriva, assurdo per un bambino adottato, due mesi prima del previsto che si potrebbe definire quindi prematuro. La moglie dell´architetto proprio quel giorno sta scappando con un altro uomo, quindi l´assistente sociale (Paola Quattrini) non può lasciare il bambino se non in presenza della coppia al completo. Columbro cerca disperatamente una serie di soluzioni che danno luogo alla ricca sequela di avvenimenti che ho cercato di descrivere nella p...

leggi
FRATELLI
FRATELLI


Il gioco, forse, è la cosa più importante del mondo. I bambini hanno bisogno del gioco per crescere, gli adolescenti giocano per affacciarsi alla vita, gli adulti per provare a sognare ad occhi aperti o, semplicemente, per comunicare.
È proprio la necessità di comunicare che spinge due fratelli che vivono in un appartamento nel cuore di una città ad inventare una serie di giochi, storie, gesti. Perchè non si parlano? Si parlano, eccome. Ma la lingua di uno dei due sembra ingarbugliata. Egli ha un modo di fare e di comportarsi del tutto suo. È certo che non può essere lasciato solo, perchè da solo non ce la farebbe. Egli ha bisogno del fratello sano e il fratello sano vuole aiutare il fratello malato. Farebbe di tutto per lui. Da tempo registra i suoi gesti, i suoi movimenti, le sue bizzarrie, perchè non può sopportare l´idea che suo fratello possa nascondere linguaggi che egli non riesce a comprendere. Per aiutarlo non ha altra strada che tentare di scoprire la logica di ciò che fa e di ciò che dice. Non si rassegnerà mai, sarebbe un´offesa alla propria intelligenza. Del resto il loro rapporto è così stretto che anche lui, in fondo, ha bisogno del fratello malato. Ha scoperto, per esempio, che quando questi entra in una storia, sembra felice. E allora, via, a raccontare storie. Ma le storie, purtroppo, si interrompono, si spezzano, perdono il capo e la coda ed allora si entra nel mondo delle piccole cose quotidiane, nelle certezze degli oggetti presenti. La vita nell´appartamento porta a stabilire delle relazioni che sembrano quasi piccoli rituali o, volendo, un gioco. Lo spettacolo racconta la storia del rapporto tra i due fratelli. Il linguaggio è semplice, poetico, intensamente emotivo: movimenti danzati, brani di storie conosciute, gesti come espressione di desideri e scambi di intenzioni. L´omonimo libro di Carmelo Samonà, "Fratelli", ci ha spinti a compiere un viaggio nel mondo delle relazioni umane, ad esplorare zone non ancora conosciute ma che pure ci appartengono da sempre. Un viaggio sui sentieri che portano a cercare l´altro, il diverso, senza stancarci mai. A cercarlo, anche se ci sembra già di averlo trovato.

leggi
LA STORIA DEL MAGO
LA STORIA DEL MAGO
leggi
DON CHISCIOTTE
DON CHISCIOTTE
leggi
HOCUS MOLTO POCUS
HOCUS MOLTO POCUS

Applaudito protagonista di tutte le edizioni di Zelig, Raul Cremona torna in teatro con uno show che ha il sapore e il fascino di uno spettacolo d´altri tempi: Hocus molto pocus. Magia, prestigiazione, gag, musica, macchiette, sono le dominanti di questo lavoro che vede accanto a Raul Cremona il pianista Lele Micò e l´attore comico Felipe. La regia è affidata a Raffaele De Ritis. Protagonisti sulla scena sono i personaggi che rotornano dai ricordi di un´infanzia spesa fra una partita di calcio e una serata al cinema dell´oratorio, dove venivano proiettati quei film che hanno influenzato fortemente Raul Cremona. Da queste passioni infantili nascono Jacopo Ortis, l´attore di gassmaniana memoria, ma anche Silvano il Mago di Milano, immagine distorta di quella figura di illusionista tanto amato, specchio della prima vera passione adolescienziale, fino alle recenti caricature estreme e divertenti che hanno caratterizzato le ultime più importanti stagioni televisive.

leggi
OBLIVION SHOW
OBLIVION SHOW

Un circo volante in cui si alternano irresistibili montaggi di canzoni e irriverenti parodie, cantautori italiani riarrangiati a colpi di cazzotti, le canzoni per non udenti e la fenomenale riduzione musicale deI Promessi Sposi in 10 minuti, vero e proprio filmato cult della rete. Un´ora e mezza di pura follia, acrobazie musicali e risate, con tempi comici e tecnica musicale di altissima classe. Quando si hanno tra i propri ispiratori il Quartetto Cetra e i Monty Python, Rodolfo De Angelis e Giorgio Gaber e la regia di un comico di classe come Gioele Dix, il risultato non può che essere sorprendente... Quella che ne emerge è un´identità artistica che ha come punti di forza il "sound" inconfondibile delle voci armonizzate e una spiccata vena comica e parodistica dei testi e delle situazioni messe in scena. Un teatro che può essere commedia musicale, rivista, spesso è parodia, cabaret, a volte si avventura persino nel terreno della narrazione o del teatro canzone, ma appare sempre segnato da un´imprescindibile relazione con la musica. Quella musica che proprio grazie all´incontro col teatro moltiplica la propria capacità di coinvolgere, emozionare e divertire.   Note di regia È un piacere dirigere gli Oblivion, cinque solisti che amano il gioco di squadra. Sono tutti ottimi cantanti, solidi sul piano tecnico e musicalmente versatili. Il loro repertorio spazia dal classico al pop, passano con disinvoltura dal canto gregoriano al rap, sono melodici e jazz. Ed è proprio il gusto per la contaminazione, unito all´innata vocazione per il palcoscenico, a renderli speciali. Hanno senso del comico e sanno mettersi in gioco anche come attori e attrici senza eccesso di pudore, pur non rinunciando al rigore richiesto dalle partiture. Il loro spettacolo è ricco di parodie, di riletture ironiche e di invenzioni drammaturgiche e musicali di straordinario impatto. Abbiamo lavorato insieme sui contenuti, sulle geometrie della scena e soprattutto sul ritmo. Una faticosa e felice avventura per la quale è valsa la pena spendersi senza risparmio. Gioele Dix

leggi
HELLO DOLLY !
HELLO DOLLY !

Hello Dolly è una pietra miliare del teatro musicale leggero e benchè sia nata oltreoceano ha una forte impronta europea che le deriva dall´avere nel copione una importante fonte letteraria così come era successo mezzo secolo prima per La Vedova Allegra di Franz Lehàr. Le due vedove, hanno in comune non pochi elementi: la figura intraprendente e autorevole di una grande protagonista, la gran baldoria di colpi di scena e di equivoci, l´esuberanza del galop di Herman che evoca il can can di Lèhar, il forte potere di riminescenza immediata della musica. Le due Vedove sono unite anche da un destino che ha come comune denominatore il grande successo e la straripante popolarità. Si pensi che la produzione originale di Hello Dolly a Broadway fu lo spettacolo di più lunga tenitura superando l´allora record di My Fair Lady. Questo sicuramente grazie alla briosa commedia ma anche e soprattutto al forte segno melodico della musica di Herman che si impone subito nella memoria del pubblico. Ecco dunque che la canzone, cordiale e ammiccante, "hello dolly" il pubblico se la porta dietro tornando a casa. E allora come affrontare questa simpatica, esuberante, straripante Dolly? Con fantasia e allegria perchè il pubblico possa portare a casa non solo i famosi motivi musicali ma anche il brio dei dialoghi, lo sfarzo dei costumi, l´eleganza delle scene, l´energia delle coreografie e, perchè no, la bravura degli interpreti.

leggi
FAM FUM FRECC
FAM FUM FRECC
leggi
FAM FUM FRECC
FAM FUM FRECC
leggi
PALADINI DI FRANCIA
PALADINI DI FRANCIA
leggi
QUI CITTA' DI M.
QUI CITTA' DI M.

QUI CITTA´ DI M. Quando vivi in una città dove:

a) Non si respira
 b) Non si vede
 c) Non si ascolta Arrivi a chiederti…perché ci resto ancora? Cosa ci faccio qui? E perché ci sono affezionata? Cosa mi porta ad amare qualcosa che mi respinge? Solo perché ci sono nata? Possibile? Da tanto voglio parlare di questa stupenda e misera città che mi ha insegnato a vivere, questa città brutta, questa città che in pochi hanno osato cantare, questa città che mi ha saputo dare dei valori e che poi me li ha sbattuti in faccia come boomerang, li ha capovolti, rigirati, rinnegati, questa città che è cambiata troppo e che noi, gli abitanti, ancora stentiamo a capire quanto. Questa città di M. dove tutto è possibile e niente lo è davvero a parte il business…ma solo quello di passaggio e preferibilmente straniero!
Qui città di M. è innanzi tutto un giallo a tutti gli effetti, genere per altro assai poco praticato in teatro ma da me già precedentemente affrontato con gran soddisfazione.
Qui città di M. è ambientato a Milano e vuole essere una riflessione aperta su questa città che nel giro di soli quindici anni ha cambiato radicalmente volto.
Qui città di M. è un monologo per sette personaggi scritto ad hoc su Arianna Scommegna da Piero Colaprico.
In conclusione, Qui città di M. è Milano, è Piero (e dunque un bell´incontro), è Arianna (ovvero un´attrice straordinaria), è un rebus da risolvere…Qui città di M. siamo noi, le nostre paure, il grigio dell´asfalto, i fantasmi di chi non c´è più, la paura del diverso, del traffico, della bomba, dello smog, del buio, il disagio di chi vorrebbe il sole e il mare e trova solo nebbia e idroscalo, ma è anche la Boccassini, tangentopoli, Borelli, le inamovibili giunte di destra, la lega, il 25 Aprile, le sue periferie in cerca di un centro di gravità permanente, San Siro, i suoi locali bauscia, il rampantismo, la dignità silenziosa di persone come Ambrosoli, le banche, i giochi in borsa ma soprattutto la gente, sì, quelli che ogni giorno si domandano che cosa ci stanno a fare in questo schifo di città di M. e poi…ci restano, incollati, imperterriti anzi agguerriti, alla ricerca di un sogno che forse li potrebbe salvare…o forse, invece, uccidere…

leggi