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CONCERTO SINFONICO  

Concerto in occasione del centenario della morte di Gustav Mahler

Gustav Mahler (1860-1911)
Sinfonia n. 4 in SOL (1901)
Versione per ensemble di Erwin Stein (1885-1958)
I Bedächtig, nicht eilen
II In gemächlicher Bewegung, ohne Hast
III Ruhevoll, poco adagio
IV Sehr behaglich
 
soprano: Margherita Tomasi
Ensemble dell´Orchestra Sinfonica "Città di Magenta"
direttore: Dario Garegnani

NOTE DI SALA
«È veramente un campanello birbone, che senza dirlo dice:´Nulla di ciò che state ascoltando è vero´»  T.W.Adorno

Introdurre in poche righe il mondo complesso di Gustav Mahler (1860-1911) è un´impresa dichiaratamente disperata. Nell´anno in cui commemoriamo il centenario della sua morte, la personalità di Mahler meriterebbe di essere rievocata in tutta la sua complessità biografica e psicologica. L´approccio musicale deve diventare un tentativo intimo e profondo di lasciarsi prendere per mano da una scrittura densissima, un flusso puro di pensiero musicale che unisce una tecnica estrema ad una drammaturgia dei ricordi in cui mondi geografici e sonori distantissimi (come possono esserlo la Boemia del 1860 e la Vienna dei primi anni del ‘900), persone, danze, echi di fanfare militari, stati d´animo, palpitazioni e paure possono essere convocate a farsi reciproco contrappunto. Nella scrittura di Mahler, come in pochissimi altri, l´importanza culturale e sociologica del tema musicale, su cui si è - di fatto - basata la quasi intera tradizione musicale sinfonica, specie nel mondo tedesco, raggiunge il suo punto culminante. Proprio durante gli anni che hanno assistito in tempo reale alla deflagrazione cromatica della scrittura wagneriana, proprio negli anni che stanno cullando l´ascesi delle relazioni tonali verso la tecnica dei dodici suoni di Schoenberg e dintorni, proprio in questi anni Mahler porterà il senso rassicurante del tema a trascendere se stesso, per diventare personaggio dotato di vita e peso specifico. Il tema musicale da appiglio rassicurante diventa memoria incarnata e fisica; ognuno dei numerosissimi temi musicali che permeano le opere di Mahler ha un proprio peso, un proprio vissuto, un proprio mondo, una propria età; quel che sconvolge ancora oggi è che ogni tema ha una propria vita psicologica, le proprie ossessioni, le proprie fobie. Ogni tema è organico agli altri, e con gli altri è costretto ad intrecciarsi più volte, a ritornare, a scomparire, a volte a riemergere quando meno ce lo aspettiamo,  nei luoghi e nei tempi più diversi della biografia del nostro autore. La quarta sinfonia fu scritta tra il 1899 e il 1901 per orchestra e soprano. Se il problema della forma e del programma sono fondamentali nel pensiero mahleriano, questa sinfonia rappresenta un ‘riepilogo´, una boccata di ossigeno attinta dalla tradizione formale dopo le fatiche della prime tre sinfonie e prima della svolta tecnica, sonora e formale della quinta sinfonia, di pochi anni successiva. I quattro movimenti che la compongono sono tutti funzionali, sotto diversi punti di vista, all´ultimo. Il lied per orchestra e coro scelto come ultimo movimento è Das himmlische Leben (la vita nel Cielo), composto già nel 1892 come parte delle Fünf Humoresken/"Wunderhorn Lieder", transita con una orchestrazione leggermente differente proprio come finale di questa sinfonia. Del corpus mahleriano moltissimi altri lavori vocali, soprattutto proprio dal centralissimo ciclo Des Knaben Wunderhorn (ispirato alla celeberrima raccolta di canti e poesie popolari di Clemens Brentano e Achim von Arnim), godranno della medesima sorte, quasi che l´opera vocale rappresenti in realtà un laboratorio espressivo e psicodinamico privilegiato nella sua attività compositiva. La scelta singolarissima di questo lied, che rievoca immagini di una sorta di Olimpo Cristiano con umanissimi Santi intenti a condurre una vita innocente e dalle occupazioni più che umane viene sostenuta dalla struttura formale e drammaturgica di tutta la sinfonia, fin dal riecheggiare di sonagli della prima battuta del primo movimento. I quattro movimenti subiranno un processo di progressivo alleggerimento sonoro e contrappuntistico; strutture complesse, inestricabili nel primo movimento perderanno peso, guadagnando luce e semplicità, fino alla recuperata banalità celeste del canto disteso del soprano nell´ultimo movimento, che si conclude riassorbito senza traumi, sforzi o desideri nella luce e nel silenzio. Banalità fu termine usato da Adorno in una analisi proprio di questa sinfonia, nel significato di stato di innocenza; il progredire verso uno stato di innocenza formale, armonico, tematico e narrativo può essere un ottimo spunto per vivere questa sinfonia. Il concerto che state per ascoltare ha l´ambizione di portarvi in due mondi musicali cronologicamente comunicanti, distanti musicalmente. La distanza - tutta musicale - che separa il complesso universo sinfonico mahleriano dalla fucina creativa dalle meditazioni teoriche del cosmo armonico di Arnold Schoenberg (1874-1951) e della sua scuola è paradossalmente una categoria unificante del percorso musicale occidentale del nostro novecento. La versione che state per ascoltare è la preziosissima trascrizione per ensemble composta da Erwin Stein (1885-1958), allievo e collaboratore di Arnold Schoenberg, e si inserisce nelle numerose trascrizioni realizzate da tutta la cerchia del grande compositore e didatta per esecuzioni private proprio a casa Schoenberg. In esse il linguaggio mahleriano viene riportato ad un ulteriore stato di innocenza - del tutto virtuale, ma interessantissimo - in cui ogni elemento è presente, senza ridondanze. Ascolterete l´intera sinfonia, senza nessuna omissione, nessuna, ricondotta a parti reali, in cui ogni idea musicale appare nella sua purezza; il mondo schoenberghiano rende così un omaggio intimo ad una musica a lui così vicina nel tempo, così - apparentemente - lontana negli esiti. E di nuovo così vicina.

                                                                                                                                Dario Garegnani
La vita celeste
 
Noi godiamo le gioie celesti,
quel che giù in terra è gioia, ci è molesto;
di nessun frastuono mondano
s´ode qui in cielo il suono.
Tutto vive in pace dolcissima.
La nostra è una vita d´angeli,
e siamo in tutto felici,
danziamo e saltiamo,
balziamo e cantiamo:
san Pietro nel cielo ci guarda fisso.

Giovanni lascia l´agnello in libertà,
Erode il beccaio sta all´erta:
noi portiamo un paziente,
un innocente, un paziente,
un caro agnellino alla morte.
san Luca manda al mattatoio il bue,
senza pensarci troppo, senza scrupoli.
Il vino non costa un quattrino
nella celeste cantina;
gli angeli hanno messo il pane in forno.

Erbe buone e verdure d´ogni genere
crescono qui nel celeste giardino,
buoni asparagi, buoni fagiolini,
e tutto quello che più ci va a genio.
Pieni e pronti, ecco, sono tutti i vassoi.
Ottime mele e pere, uve rare:
e gli ortolani, qui, lasciano fare.
E caprioli, e lepri, chi li vuole?
Dal mezzo della strada, le bestiole
corron dentro in cucina qui da noi.
E se un giorno di magro poi verrà,
tutti i pesci, con gioia, a galla nuoteranno!
Già là san Pietro pesca
con la rete e con l´esca
nel vivaio celeste:
e santa Marta sia la cuoca, presto!

Nessuna musica giù in terra suona,
che stai qui con la nostra a paragone.
Undicimila vergini preclare
si fan coraggio ed osano danzare.
Anche sant´Orsola ride, a quei gesti.
Cecilia con i suoi parenti
sono musici di corte eccellenti.
Le voci angeliche
scuotono i sensi dal gelo,
perché tutto alla gioia si desti!


(Trad. Quirino Principe